sabato 28 settembre 2013

Anna Magnani attraverso Lidia Vitale in "SOLO ANNA" .. di Antonio Belsito




A Lidia che è portatrice di arte quale moto emotivo per il bene comune, spendendosi -concretamente-per suffragare le giuste cause di umanità.  

Lo spettacolo “Solo Anna” rende fervido il ricordo di Anna Magnani attraverso l’interpretazione autentica di Lidia Vitale.
L’essere di “Nannarella” trapela sia dalla palese somiglianza fisica sia da quell'espressività emotiva, propria della Vitale/Magnani, che diviene la carezza da inseguire e da dispensare.
Era la stessa Anna Magnani che affermava: “Ho capito che ero nata attrice. Avevo solo deciso di diventarlo nella culla, tra una lacrima di troppo e una carezza di meno. Per tutta la vita ho urlato con tutta me stessa per questa lacrima, ho implorato questa carezza”.
La Magnani ha sempre rincorso quella “carezza di meno” che l’ha resa di più; si, è proprio nel rincorrere quella carezza che Anna Magnani ha dispensato l’autenticità di un’esistenza cullata dalla verità di essere, senza mai sentire il bisogno di nascondersi.
Lidia Vitale interpreta l’essenza vera, reale, di "Nannarella" attraverso le lacrime contenute dal coraggio di essere, l’energia vocale di dire e la dolcezza di sussurrare, la voglia di sorridere e l’esigenza di ridere, la fermezza dei passi e la debolezza di assopirsi, in casa, nei pensieri più profondi.
L’attrice Vitale diviene un tutt'uno con Anna tant'è che da interprete diventa identità perché nello scorrere delle luci di scena e dei pochi oggetti s’intravede la forza psico-fisico della donna Magnani nella sua espressione “ammaccata” dal coraggio di essere e di esistere senza mai mollare.
Anna Magnani ha sempre manifestato ciò che era tant'è che non si nascose neanche quando decise di girare “Vulcano” sull'isola di fronte a quella in cui la sua più grande carezza sentimentale, Rossellini, girava “Stromboli” con la nuova compagna Ingrid Bergman; lei, “Nannarella”, si premurò di non allontanarsi dal suo cuore, nonostante lo strazio.
Lo strazio che diviene dolcezza e la dolcezza che diviene strazio s’intravede, agevolmente, nell'agere della Vitale che, impegnando lo spazio con autorevolezza scenica, rende anche il senso fisico delle ambientazioni afferenti al testo recitato.
E’ un intrecciarsi di momenti salienti, di dinamiche quotidiane più o meno conosciute, di personaggi, suffragati talvolta da proiezioni a muro e talvolta dalla sola capacità evocativa/interpretativa di Lidia Vitale che riesce a rendere concreta l’interazione/partecipazione anche con ciò che non si vede.
Lo spazio di azione della Vitale è a ridosso degli spettatori che ne divengono parte integrante: diventa un “tête-à-tête” con la tenacia, la vigoria, la determinazione e la semplicità della Magnani.
Proprio la tenacia e la determinazione portarono “Nannarella” a riconoscere l’unico figlio, Luca, come Luca Magnani, stante il disinteresse del compagno a sostenerla in uno dei più bei viaggi della sua vita.
Proprio la semplicità di Anna si palesò in uno dei momenti più importanti della sua carriera: l’Oscar come miglior attrice protagonista per l’interpretazione di Serafina nel film “La rosa tatuata” di D. Mann (fu la prima interprete italiana nella storia dell’Academy Awards a vincerlo)fu ritirato da Marisa Pavan e non dalla stessa premiata.
La Magnani aveva voglia di vivere la vita "così come si presenta", senza necessità di mentire o di apparire.
Anna Magnani era figlia di quel neorealismo che rappresentava situazioni reali del nostra paese - dagli agi ai disagi - e lei ne divenne rappresentazione senza mai risparmiarsi(anzi, esortava le coscienze civili attraverso la sua arte, coccolando quel popolo che le apparteneva). 
Neanche Lidia Vitale si risparmia, bensì richiama l’attenzione sulla responsabilità civile, su quella coscienza di essere individui ma anche comunità attraverso i tono incisivi della Magnani.
Lo spettacolo diviene un crescendo di vita sino alla fine.
Infatti, Lidia Vitale - proprio nel finale - esprime la voglia di vivere della Magnani che, consapevole della grave patologia da cui è affetta, abbraccia il suo dolore, fiera e orgogliosa di essere e di esistere; la fierezza e l’orgoglio trapelano dagli occhi lucidi della Vitale che si stringe nella sofferenza fisica di "Nannarella", prima che si spengano le luci.  

E’ un riviverne l’esistenza.
Si, il coraggio di essere Anna Magnani.

Grazie Lidia.

(Copyright 2013 - Nelle foto di Walter Fratto l'attrice Lidia Vitale)


giovedì 26 settembre 2013

Anna Magnani.. di Antonio Belsito



Ad Anna Magnani, nei quaranta anni dalla sua scomparsa, perchè "Nannarella" era figlia di quel neorealismo che rappresentava situazioni reali del nostra paese - dagli agi ai disagi - e lei ne divenne rappresentazione senza mai risparmiarsi, anzi esortando le coscienze civili attraverso la sua arte e coccolando quel popolo che le apparteneva.

Ho capito che ero nata attrice. Avevo solo deciso di diventarlo nella culla, tra una lacrima di troppo e una carezza di meno. Per tutta la vita ho urlato con tutta me stessa per questa lacrima, ho implorato questa carezza” .
Una carezza, una semplice carezza. E’ nella semplicità di essere che i grandi cuori omaggiano con i palpiti, rendendo il senso della vita.
Anna Magnani, “Nannarella”, ha sempre rincorso quella "carezza di meno" che l’ha resa di più; si, è proprio nel rincorrere quella carezza che la Magnani ha dispensato l’autenticità di un’esistenza cullata dalla verità di essere, senza mai sentire il bisogno di nascondersi.
Non si nascose neanche quando decise di girare “Vulcano” sull’isola di fronte a quella in cui la sua più grande carezza sentimentale, Rossellini, girava “Stromboli” con la nuova compagna Ingrid Bergman; lei, “Nannarella”, si premurò di non allontanarsi dal suo cuore, nonostante lo strazio.
Gli strazi hanno intensificato l’emotività di un’attrice che sin da piccola aveva conosciuto la lontananza di una mamma, l’assenza di un padre e la vicinanza di una nonna; proprio l’emotività intensa divenne nella Magnani quel bisogno/desiderio di esprimerne i contenuti - dapprima - attraverso il pianoforte e - successivamente - attraverso la recitazione.
Nannarella” era una’attrice, spiccatamente, drammatica perché sul suo viso rinveniva quell'espressione “ammaccata” dal coraggio di essere e di esistere senza mai mollare, come quando nel film “Roma Città Aperta” di Rossellini inseguiva, strenuamente e senza timore alcuno, un camion nazista che portava via il marito, esponendosi ai mitra che ne decisero la morte.
Anna Magnani assurse nella forza e nella robustezza del suo essere donna anche quando riconobbe l’unico figlio, Luca, come Luca Magnani, stante il disinteresse del compagno a sostenerla in uno dei più bei viaggi della sua vita.
La solitudine non ne ha mai minato il desiderio di una carezza che è la voglia di vivere la vita così come si presenta, senza necessità di mentire o di apparire.
Infatti, non apparve neanche quando, nel 1956, vinse il premio Oscar come miglior attrice protagonista per l’interpretazione di Serafina nel film “La rosa tatuata” di D. Mann (fu la prima interprete italiana nella storia dell’Academy Awards a vincerlo): il premio fu ritirato da Marisa Pavan.
Continuò a non apparire, anche, nel film “Roma” di Federico Fellini (sequenza del film notturna e sua ultima apparizione): la Magnani si vede di spalle e, mentre si avvia verso il portone del suo palazzo, si sente la voce di Fellini: "Anna Magnani è un'attrice romana, simbolo stesso di Roma, vista come lupa e vestale, aristocratica e stracciona, tetra, buffonesca, potrei continuare all'infinito" e “Nannarella”, girandosi con un lieve sorriso, risponde: "Federì, vattene a dormire". E’ nell’insistenza dello stesso Fellini "Ti posso fare una domanda?" che Anna afferma "No, non mi fido. Buonanotte" e si chiude la porta alle spalle.
Anna Magnani ha dispensato la carezza più bella della vita attraverso i suoi occhi, la sua voce, il suo dire, il suo muoversi, il suo ESSERE.
Anna Magnani, nonostante siano passati quaranta anni dalla sua scomparsa, è stata , è e sarà sempre perché - nel rincorrere una carezza - ha abbracciato il dono più grande della vita: l’amore.
"Nannarella" era figlia di quel neorealismo che rappresentava situazioni reali del nostro paese - dagli agi ai disagi - e lei ne divenne rappresentazione senza mai risparmiarsi (anzi, esortava le coscienze civili attraverso la sua arte, coccolando quel popolo che le apparteneva).
Scrisse Indro Montanelli : "Io la ringrazio soprattutto di esistere. Nessuna creatura mi ha mai dato tanto, e così generosamente, quando dà. Per fortuna non se ne accorge e non esige impossibili restituzioni".
Seguì Ungaretti: "Ti ho sentito gridare Francesco dietro un camion e non ti ho più dimenticato".
Non mancò Federico Fellini : "Anna Magnani ha incarnato la figura femminile che ha dato agli italiani un motivo d'orgoglio".
Non dimenticò Tennessee Williams: "ma Anna è diversa da tutte. È una creatura incredibile, metà femmina e metà maschio. La sua anima è un tutt'uno con il suo utero, materno e possessivo alla stessa stregua. Una volta che ti ha generato è pronta a fagocitarti. Di virile ha la cocciutaggine e la permalosità"
La riconobbe anche la stampa Americana, a pochi giorni dal suo arrivo nel nuovo continente: "In confronto a lei le nostre attrici sono manichini di cera paragonate ad un essere umano". Il Time suffragò: "Divina, semplicemente divina".
Ricordò Jean Renoir: "La Magnani è la quinta essenza dell'Italia, ed anche la personificazione più completa del teatro.. le sono grato per aver simboleggiato nel mio film tutte le altre attrici del mondo".
Ne rese l’identità in versi Eduardo de Filippo: "Confusi con la pioggia sul selciato, sono caduti gli occhi che vedevano gli occhi di Nannarella che seguivano le camminate lente sfiduciate ogni passo perduto della povera gente. Tutti i selciati di Roma hanno strillato. Le pietre del mondo li hanno uditi".


G R A Z I E  A N N A


(Copyright 2013)

lunedì 16 settembre 2013






E’ come un sogno a primavera
quando sopraggiunge la sera
e il sole ne risente
perché s’immerge nel mare
e saluta la gente.

I ricordi,
come foglia sull’acqua,
annaspano
e si addormentano.

(Antonio Belsito)


(Copyright 2013)

mercoledì 11 settembre 2013

Hic Est . . di Antonio Belsito


E’ una folata di vento quella che cerchi convinto..

..questo non è il momento.

Ti sfiora, ne senti la carezza

ma è solo semplice ebbrezza.

Non devi cercare nel vento

perché muove solo le acque,

le nuvole e qualche capello.

Non devi cercare nel vento

perché porta via solo delle foglie,

dei cappelli e delle pagine di giornale:

“questa si che è una notizia sensazionale!!”.

Ancora stai cercando nel vento

senza accorgerti del fugace momento..

..è tutto circostanza,

un melodico divenire di contingenza..

..è tutto in quella frazione

che diviene sensazione.

E’ questa l’emozione?

Sento il ruggito del leone,

dicono che stia lì in gabbia

come un solone.

Vedo un asinello trascinarsi,

dicono che accompagni il padrone

che è un ingombrante omone.

Vedo un cervo fuggire

come fosse una gazzella,

dicono sia preda di un cacciatore

che lo rincorre da ore.

E’ una folata di vento quella che cerchi convinto..

..questo non è il momento.

Ti sfiora, ne senti la carezza

ma è solo semplice ebbrezza.

Non devi cercare nel vento

perché muove solo le acque,

le nuvole e qualche capello.

Non devi cercare nel vento

perché porta via solo delle foglie,

dei cappelli e delle pagine di giornale:

“questa si che è una notizia sensazionale!!”.

Ancora stai cercando nel vento

senza accorgerti del fugace momento..

..è tutto circostanza,

un melodico divenire di contingenza..

..è tutto in quella frazione

che diviene sensazione.

E’ questa l’emozione?

Vedo un libro bruciare

perché è necessario per riscaldare

ma vedo anche un libro dorato da incorniciare.

Vedo l’ardore e l’ardire

che rincorrono il sentore e il non sentire.

Vedo una bambola strapazzata

come fosse un’anima dannata

e vedo, anche, la fame condannata

perché è l’affamato che l’ha danneggiata.

Vedo, ancora, una bandiera parcheggiata

nel sottoscala.. dicono vada sfatata.

Sembra ci siano, ancora, dei cervelli..

..dicono: “necessitano di briglie!!”.

 E’ una folata di vento quella che cerchi convinto..

..questo non è il momento.

Ti sfiora, ne senti la carezza

ma è solo semplice ebbrezza.

Non devi cercare nel vento

perché muove solo le acque,

le nuvole e qualche capello.

Non devi cercare nel vento

perché porta via solo delle foglie,

dei cappelli e delle pagine di giornale:

“questa si che è una notizia sensazionale!!”.

Ancora stai cercando nel vento

senza accorgerti del fugace momento..

..è tutto circostanza,

un melodico divenire di contingenza..

..è tutto in quella frazione

che diviene sensazione.

E’ questa l’emozione?

Vedo la retorica

suonata da una stonata fisarmonica

e la dialettica che diviene sempre più sterile

e “asettica”.

Guardo e scorgo una bilancia

che sembra abbia perso la pazienza:

-          Domanda: “peso?”

-          Risposta: “No..è meglio senza!”.

Vedo un esercito schierato,

dicono sia la pace..

..scorgo, anche, una gallina

che dicono vada difesa perchè pesa:

”è la gallina dalle uovo d’oro!!”.


Io mi sento più solo.
 (Copyright2016)