Ad Anna Magnani, nei quaranta anni dalla sua scomparsa, perchè "Nannarella" era figlia di quel neorealismo che rappresentava situazioni reali del nostra paese - dagli agi ai disagi - e lei ne divenne rappresentazione senza mai risparmiarsi, anzi esortando le coscienze civili attraverso la sua arte e coccolando quel popolo che le apparteneva.
“Ho capito che ero nata attrice. Avevo solo
deciso di diventarlo nella culla, tra una lacrima di troppo e una carezza di
meno. Per tutta la vita ho urlato con tutta me stessa per questa lacrima, ho
implorato questa carezza” .
Una
carezza, una semplice carezza. E’ nella semplicità di essere che i grandi cuori
omaggiano con i palpiti, rendendo il senso della vita.
Anna
Magnani, “Nannarella”, ha sempre
rincorso quella "carezza di meno" che l’ha resa di più; si, è proprio nel rincorrere
quella carezza che la Magnani ha dispensato l’autenticità di un’esistenza
cullata dalla verità di essere, senza mai sentire il bisogno di nascondersi.
Non si
nascose neanche quando decise di girare “Vulcano” sull’isola di fronte a quella
in cui la sua più grande carezza sentimentale, Rossellini, girava “Stromboli”
con la nuova compagna Ingrid Bergman; lei, “Nannarella”,
si premurò di non allontanarsi dal suo cuore, nonostante lo strazio.
Gli strazi
hanno intensificato l’emotività di un’attrice che sin da piccola aveva
conosciuto la lontananza di una mamma, l’assenza di un padre e la vicinanza di
una nonna; proprio l’emotività intensa divenne nella Magnani quel
bisogno/desiderio di esprimerne i contenuti - dapprima - attraverso il pianoforte
e - successivamente - attraverso la recitazione.
“Nannarella” era una’attrice,
spiccatamente, drammatica perché sul suo viso rinveniva quell'espressione “ammaccata”
dal coraggio di essere e di esistere senza mai mollare, come quando nel
film “Roma Città Aperta” di Rossellini inseguiva, strenuamente e senza timore alcuno, un camion nazista
che portava via il marito, esponendosi ai mitra che ne decisero la morte.
Anna
Magnani assurse nella forza e nella robustezza del suo essere donna anche
quando riconobbe l’unico figlio, Luca, come Luca Magnani, stante il
disinteresse del compagno a sostenerla in uno dei più bei viaggi della sua
vita.
La solitudine
non ne ha mai minato il desiderio di una carezza che è la voglia di vivere la
vita così come si presenta, senza necessità di mentire o di apparire.
Infatti,
non apparve neanche quando, nel 1956, vinse il premio Oscar come miglior
attrice protagonista per l’interpretazione di Serafina nel film “La rosa
tatuata” di D. Mann (fu la prima interprete italiana nella storia dell’Academy
Awards a vincerlo): il premio fu ritirato da Marisa Pavan.
Continuò a
non apparire, anche, nel film “Roma” di Federico Fellini (sequenza
del film notturna e sua ultima apparizione): la Magnani si vede di spalle e,
mentre si avvia verso il portone del suo palazzo, si sente la voce di Fellini:
"Anna Magnani è un'attrice romana, simbolo stesso di Roma, vista come lupa
e vestale, aristocratica e stracciona, tetra, buffonesca, potrei continuare
all'infinito" e “Nannarella”, girandosi con un lieve sorriso, risponde:
"Federì, vattene a dormire". E’ nell’insistenza dello stesso Fellini "Ti
posso fare una domanda?" che Anna afferma "No, non mi fido.
Buonanotte" e si chiude la porta alle spalle.
Anna
Magnani ha dispensato la carezza più bella della vita attraverso i suoi occhi,
la sua voce, il suo dire, il suo muoversi, il suo ESSERE.
Anna
Magnani, nonostante siano passati quaranta anni dalla sua scomparsa, è
stata , è e sarà sempre perché - nel rincorrere una carezza - ha abbracciato il
dono più grande della vita: l’amore.
"Nannarella" era figlia di quel neorealismo che rappresentava situazioni reali del nostro paese - dagli agi ai disagi - e lei ne divenne rappresentazione senza mai
risparmiarsi (anzi, esortava le coscienze civili attraverso la sua arte, coccolando quel popolo che le apparteneva).
Scrisse Indro
Montanelli : "Io la
ringrazio soprattutto di esistere. Nessuna creatura mi ha mai dato tanto, e
così generosamente, quando dà. Per fortuna non se ne accorge e non esige
impossibili restituzioni".
Seguì
Ungaretti: "Ti ho sentito gridare
Francesco dietro un camion e non ti ho più dimenticato".
Non mancò Federico
Fellini : "Anna
Magnani ha incarnato la figura femminile che ha dato agli italiani un motivo
d'orgoglio".
Non
dimenticò Tennessee Williams: "ma Anna è diversa da tutte. È una creatura incredibile, metà femmina e
metà maschio. La sua anima è un tutt'uno con il suo utero, materno e possessivo
alla stessa stregua. Una volta che ti ha generato è pronta a fagocitarti. Di
virile ha la cocciutaggine e la permalosità"
La
riconobbe anche la stampa Americana, a pochi giorni dal suo arrivo nel nuovo
continente: "In confronto a lei le
nostre attrici sono manichini di cera paragonate ad un essere umano".
Il Time
suffragò: "Divina, semplicemente
divina".
Ricordò Jean Renoir:
"La Magnani è la quinta essenza
dell'Italia, ed anche la personificazione più completa del teatro.. le sono
grato per aver simboleggiato nel mio film tutte le altre attrici del mondo".
Ne rese l’identità
in versi Eduardo de Filippo:
"Confusi con la pioggia sul
selciato, sono caduti gli occhi che vedevano gli occhi di Nannarella che
seguivano le camminate lente sfiduciate ogni passo perduto della povera gente.
Tutti i selciati di Roma hanno strillato. Le pietre del mondo li hanno uditi".
G R A Z I
E A N N A
(Copyright 2013)
Bravissimo Antonio, grazie per questo ricordo superbo, mi hai trasmesso un'emozione autentica.
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