giovedì 26 settembre 2013

Anna Magnani.. di Antonio Belsito



Ad Anna Magnani, nei quaranta anni dalla sua scomparsa, perchè "Nannarella" era figlia di quel neorealismo che rappresentava situazioni reali del nostra paese - dagli agi ai disagi - e lei ne divenne rappresentazione senza mai risparmiarsi, anzi esortando le coscienze civili attraverso la sua arte e coccolando quel popolo che le apparteneva.

Ho capito che ero nata attrice. Avevo solo deciso di diventarlo nella culla, tra una lacrima di troppo e una carezza di meno. Per tutta la vita ho urlato con tutta me stessa per questa lacrima, ho implorato questa carezza” .
Una carezza, una semplice carezza. E’ nella semplicità di essere che i grandi cuori omaggiano con i palpiti, rendendo il senso della vita.
Anna Magnani, “Nannarella”, ha sempre rincorso quella "carezza di meno" che l’ha resa di più; si, è proprio nel rincorrere quella carezza che la Magnani ha dispensato l’autenticità di un’esistenza cullata dalla verità di essere, senza mai sentire il bisogno di nascondersi.
Non si nascose neanche quando decise di girare “Vulcano” sull’isola di fronte a quella in cui la sua più grande carezza sentimentale, Rossellini, girava “Stromboli” con la nuova compagna Ingrid Bergman; lei, “Nannarella”, si premurò di non allontanarsi dal suo cuore, nonostante lo strazio.
Gli strazi hanno intensificato l’emotività di un’attrice che sin da piccola aveva conosciuto la lontananza di una mamma, l’assenza di un padre e la vicinanza di una nonna; proprio l’emotività intensa divenne nella Magnani quel bisogno/desiderio di esprimerne i contenuti - dapprima - attraverso il pianoforte e - successivamente - attraverso la recitazione.
Nannarella” era una’attrice, spiccatamente, drammatica perché sul suo viso rinveniva quell'espressione “ammaccata” dal coraggio di essere e di esistere senza mai mollare, come quando nel film “Roma Città Aperta” di Rossellini inseguiva, strenuamente e senza timore alcuno, un camion nazista che portava via il marito, esponendosi ai mitra che ne decisero la morte.
Anna Magnani assurse nella forza e nella robustezza del suo essere donna anche quando riconobbe l’unico figlio, Luca, come Luca Magnani, stante il disinteresse del compagno a sostenerla in uno dei più bei viaggi della sua vita.
La solitudine non ne ha mai minato il desiderio di una carezza che è la voglia di vivere la vita così come si presenta, senza necessità di mentire o di apparire.
Infatti, non apparve neanche quando, nel 1956, vinse il premio Oscar come miglior attrice protagonista per l’interpretazione di Serafina nel film “La rosa tatuata” di D. Mann (fu la prima interprete italiana nella storia dell’Academy Awards a vincerlo): il premio fu ritirato da Marisa Pavan.
Continuò a non apparire, anche, nel film “Roma” di Federico Fellini (sequenza del film notturna e sua ultima apparizione): la Magnani si vede di spalle e, mentre si avvia verso il portone del suo palazzo, si sente la voce di Fellini: "Anna Magnani è un'attrice romana, simbolo stesso di Roma, vista come lupa e vestale, aristocratica e stracciona, tetra, buffonesca, potrei continuare all'infinito" e “Nannarella”, girandosi con un lieve sorriso, risponde: "Federì, vattene a dormire". E’ nell’insistenza dello stesso Fellini "Ti posso fare una domanda?" che Anna afferma "No, non mi fido. Buonanotte" e si chiude la porta alle spalle.
Anna Magnani ha dispensato la carezza più bella della vita attraverso i suoi occhi, la sua voce, il suo dire, il suo muoversi, il suo ESSERE.
Anna Magnani, nonostante siano passati quaranta anni dalla sua scomparsa, è stata , è e sarà sempre perché - nel rincorrere una carezza - ha abbracciato il dono più grande della vita: l’amore.
"Nannarella" era figlia di quel neorealismo che rappresentava situazioni reali del nostro paese - dagli agi ai disagi - e lei ne divenne rappresentazione senza mai risparmiarsi (anzi, esortava le coscienze civili attraverso la sua arte, coccolando quel popolo che le apparteneva).
Scrisse Indro Montanelli : "Io la ringrazio soprattutto di esistere. Nessuna creatura mi ha mai dato tanto, e così generosamente, quando dà. Per fortuna non se ne accorge e non esige impossibili restituzioni".
Seguì Ungaretti: "Ti ho sentito gridare Francesco dietro un camion e non ti ho più dimenticato".
Non mancò Federico Fellini : "Anna Magnani ha incarnato la figura femminile che ha dato agli italiani un motivo d'orgoglio".
Non dimenticò Tennessee Williams: "ma Anna è diversa da tutte. È una creatura incredibile, metà femmina e metà maschio. La sua anima è un tutt'uno con il suo utero, materno e possessivo alla stessa stregua. Una volta che ti ha generato è pronta a fagocitarti. Di virile ha la cocciutaggine e la permalosità"
La riconobbe anche la stampa Americana, a pochi giorni dal suo arrivo nel nuovo continente: "In confronto a lei le nostre attrici sono manichini di cera paragonate ad un essere umano". Il Time suffragò: "Divina, semplicemente divina".
Ricordò Jean Renoir: "La Magnani è la quinta essenza dell'Italia, ed anche la personificazione più completa del teatro.. le sono grato per aver simboleggiato nel mio film tutte le altre attrici del mondo".
Ne rese l’identità in versi Eduardo de Filippo: "Confusi con la pioggia sul selciato, sono caduti gli occhi che vedevano gli occhi di Nannarella che seguivano le camminate lente sfiduciate ogni passo perduto della povera gente. Tutti i selciati di Roma hanno strillato. Le pietre del mondo li hanno uditi".


G R A Z I E  A N N A


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1 commento:

  1. Bravissimo Antonio, grazie per questo ricordo superbo, mi hai trasmesso un'emozione autentica.

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