venerdì 25 ottobre 2013

"QUANDO" in booktrailer . . . di Antonio Belsito


" La trasposizione video del mio "QUANDO" è stato il collante tra il cuore "buttato" nell'inchiostro e l'occhio che vede/guarda quel cuore. E' proprio alzando gli occhi che ci si ritrova. Insieme. " (A. Belsito)







QUANDO... NELLE LIBRERIE FELTRINELLI O SUI SITI:


domenica 13 ottobre 2013

CI CALANO LE BRAGHE!! di Antonio Belsito






ITALIA - 200 anni fa.

Giuseppe Verdi scriveva le note di un’ITALIA trionfante: un’ITALIA in preda all’orgoglio di riuscire a essere PATRIA perché i CITTADINI (rectius: gli ITALIANI) c’erano e si facevano sentire.
Erano gli ITALIANI del Risorgimento, erano gli ITALIANI della Rinascita.
Erano gli ITALIANI che sapevano guardarsi negli occhi con la benevola rabbia di sentirsi tutti partecipi di un cambiamento migliorativo.
Erano quegli ITALIANI che non riuscivano a stare fermi, guardando gli altri operare per la PATRIA.
Era la PATRIA.

Si, PATRIA.

Era il senso delle esistenze che contribuivano, ciascuna secondo il proprio specifico apporto, a sentirsi TUTTI ITALIANI in un’UNICA ITALIA.
Era il senso del DOVERE e la delicatezza dell’ONORE.
Era un sentirsi UOMINI e come tali un essere TUTTI PER TUTTI.
Si remava nella stessa direzione: ci si accaniva a prendere i remi in mano senza risparmiarsi perché su quella barca si era INSIEME e il mare si affrontava INSIEME.
INSIEME.

“VA PENSIERO..”.

L’energia di quelle note rendeva la “coraggiosa forza” di essere soggetto, predicato e complemento: TUTTI SIAMO TUTTO.

Oggi, neanche il pensiero permane.

E’ un turbinio d’istintività che alimenta il naufragio: quei remi restano in balia delle onde senza più una mano a volerne la direzione.
Si abbandonano i remi per cercare le scialuppe; si sa che abbandonando i remi servono le scialuppe.
Ma perché abbandonare i remi?
Perché si è comandanti di una nave per stemma araldico, per manna dal cielo, per incoronazione lobbistica, per battesimo ma non per competenza.
E’ bello fregiarsi dei gradi di comandante in un mare sereno.
E’, altrettanto, bello sgusciare ostriche col sole in poppa.
Ma il timone (i remi) ?
Bè…basta avere garanzia della scialuppa per disinteressarsene.

Il resto non conta.

Eppure, quel resto è un POPOLO: sono uomini e donne, bambini e bambine, anziani e anziane, vecchi e vecchie, animali.
Eppure, quel POPOLO ha combattuto due guerre, resistito a soprusi, affrontato regimi per essere UNITA’.
Eppure, se oggi “qualcuno” bivacca è perché molti di quel POPOLO sono morti per la FIEREZZA di poter gridare:

ITALIA!

Appartenevano a quel POPOLO coloro che hanno dato (o donato) una SPINA DORSALE all’ITALIA, insegnando che anche su una semplice carta si può scrivere il destino di un POPOLO di PATRIA: la COSTITUZIONE.
Perché la COSTITUZIONE?
Perché si erano IMMOLATE VITE per combattere i soprusi: mamme nel nero di un pianto disperato, mogli con prole come fossero cuccioli abbandonati, sorelle in attesa di ritorni mai avvenuti.
La COSTITUZIONE è il suggello di quel SIAMO TUTTI POPOLO che , oggi, viene sbandierato come DEMOCRAZIA.

TUTTI ERANO TUTTI. TUTTI.
LAVORO, UGUAGLIANZA, SOLIDARIETA’, DIGNITA’.

La COSTITUZIONE è il suggello del “BASTA PIU’ SOPRUSI!!”.
Era quello il POPOLO che esportava modi di essere e di operare (Know How o made in Italy) in tutto il mondo: dalla telefonia all’informatica, dall’abbigliamento all’automobilismo, dalla ristorazione all’artigianato, dalle siderurgia alla metallurgia, dal’agricoltura al turismo, dall’istruzione all’arte.

Era DEMOCRAZIA.

Oggi i partiti “inciuciano”, i politici “ciucciano”, le balie spariscono.

C’era un tempo in cui anche le ideologie in antitesi  si ritrovavano per sostenere l’ITALIA, a prescindere dal colore o dal colorante.
C’era un tempo in cui gli antagonisti si stringevano le mani per suffragare una RAGIONE: l’INTERESSE PUBBLICO.
C’era un tempo in cui, pur di rendere agi i disagi, i RAPPRESENTANTI DEL POPOLO si riunivano in una locanda perché appartenevano a TUTTI, senza relegarsi nelle stanze del potere per i pochi.
C’era un tempo in cui la LEGGE significava CERTEZZA di un RISPETTO CIVILE.
C’era un tempo in cui la GIUSTIZIA era garanzia di quel RISPETTO CIVILE.
C’era un tempo in cui l’ESECUTIVO (nella sua accezione di governo in senso ampio, esercitato attraverso istanze politiche che erano istanze di tutta la GENTE) era lo specchio del POPOLO.

C’era un tempo.

Oggi, c’è sempre tempo per calarsi le braghe.
Infatti, gridano che:
-          - la COSTITUZIONE va “rottamata”;
-          - la LEGGE va usurpata a tutela dei più forti;
-          - il LAVORO (inteso quale occupazione) va “elemosinato”;
-          - le PENSIONI dei più deboli vanno cancellate;
-          - i rimborsi elettorali e i vitalizi vanno incrementati;
-          - i DISAGIATI vanno “ghettizzati”;
-          - i GIOVANI vanno “comprati”;
-          - i LAVORATORI vanno minacciati.

Il POPOLO va soggiogato col bisogno e non accolto nel DIRITTO.

Ma loro chi sono?
Sono coloro che ci calano le braghe .


VA PENSIERO.     




(Copyright 2013)

venerdì 11 ottobre 2013

Cosa sai tu del dolore? di Antonio Belsito



Tu conosci il dolore
che strazia il cuore,
strapazza la mente,
apre ferite?
Tu conosci il dolore mentre corre,
 il dolore mentre guarda,
il dolore regalato?
Tu conosci il dolore dannato,
il dolore insensato,
il dolore affamato?
Tu conosci il dolore addormentato,
il dolore simulato,
quello affannato?
Tu conosci il dolore..
..quello santificato,
quello beato,
quello gridato?
Tu conosci il dolore
che gela la luce,
 immobilizza il buio
e corre sull’orizzonte?
Tu conosci quel dolore
mentre acchiappa le stelle,
stringe la luna
e maledice il sole?

Tu conosci il dolore?

Il dolore che ingiallisce le foglie,
il dolore che secca gli alberi,
il dolore che è fulmine,
tuono o nubifragio.
Tu conosci il dolore
mentre la zattera è in mezzo al mare,
sola,
e tu non sai che fare?
Tu conosci il dolore
mentre nel fango s’inciampa,
nella palude si resta,
il dolore che diventa festa?
Tu conosci il dolore della morte
che diviene sorte,
di occhi spenti
perché non hanno pregato i santi,
di mani disunite..
..il dolore di vite?
Tu conosci quel dolore assassino,
quel dolore iniettato
perché bisogna tacere,
quel dolore che è dovere?

Tu conosci il dolore?

Quel dolore garbato,
quel dolore raffinato,
quel dolore incravattato.
Tu conosci il dolore
mentre chinato su un libro
riconosce che non c’è nessun equilibrio?
Quel dolore che diventa la farsa
perché il sistema è tutta una salsa.
Tu conosci il dolore
del pane spezzato
duro e azzannato,
il dolore di uno schianto
da una scogliera, da una finestra o da un balcone
perché il dolore diventa la peggiore condizione?
Tu conosci il dolore
di chi è senza parole,
di chi non sente,
di chi non vede neanche la gente?
Tu conosci il dolore
che non può alzarsi,
che non può sdraiarsi
e neanche riesce a saziarsi?
Quel dolore che è tormento,
forse, lamento,
quel dolore che è un momento.

Tu conosci il dolore?

Il dolore che scorre nei fiumi,
il dolore che dorme nei laghi,
il dolore degli aghi.
Tu conosci il dolore
di quei quattro,
di quel popolo,
quel dolore che è matto?
Tu conosci il dolore
della strada che incanta?
Il dolore che sembra lontano,
quello che sembra estraneo,
il dolore che gira l’angolo
e..
Tu conosci il dolore
che piange
e non si ferma
perché ha solo lacrime
e la terra?

Tu conosci il dolore?

Il dolore non si pente.

 (COPYRIGHT 2013)

martedì 1 ottobre 2013

Abbracciami di Antonio Belsito



Non dirò mai una parola di troppo perché ho già detto.

Ti ho già detto che non posso vivere senza un abbraccio; puoi abbracciarmi come vuoi ma abbracciami.
Io non so stare senza.
Puoi abbracciarmi quando vuoi perché l’abbraccio non necessita di un momento.
Abbracciami.
Sussurrami un abbraccio, dimmi di un abbraccio, gridami un abbraccio, fischiami un abbraccio ma non tacere mai un abbraccio.
Puoi abbracciarmi ovunque tu sia perché un abbraccio non ha luoghi.
Abbracciami.
Sorridimi in un abbraccio, sgridami in un abbraccio, ricordami con un abbraccio.
Un abbraccio rimane per sempre e noi rimaniamo in quell'abbraccio.
Tutti possiamo abbracciarci.


Abbracciami…chiunque tu sia.

(Copyright 2013)