domenica 28 aprile 2013

“Hanno sparato..o abbiamo sparato?” di Antonio Belsito



“ Hanno sparato, hanno sparato ! ” .
Urla, grida, corse, passi.
Due carabinieri a terra.
Colpi di pistola sparati contro due cuori.
Si, indossano una divisa; rappresentano lo Stato.
Forse, hanno sparato allo Stato (o meglio, abbiamo sparato) ma sono stati feriti due cuori.

Ma perché hanno (abbiamo) sparato?

Si susseguono dichiarazioni sintomatiche:  è un serial killer, è un pazzo, è un esaurito, è l’esito dell’effetto di psicofarmaci.
Come sempre, ogni fenomeno critico diventa contingente, transeunte, proprio del momento.
Come sempre, solo parole d’impulso e di circostanza.

Intanto, una scia di sangue tragico sta colorando la nostra Italia: suicidi e omicidi seguono un andamento iperbolico, divenendo assidui, frequenti, quasi normali.
Quasi sempre, la "mano armata" è mossa dalla disperazione, dal disagio sociale, dalla sofferenza di un’esistenza sempre meno dignitosa.

E’ inutile trovare alibi, cercare sotterfugi, mettere a tacere.
Si uccide e ci si continua a suicidare.

L’Italia è sempre stata una nazione felice (o quasi) ove uccidere o uccidersi non è mai stata una tradizione ma, quasi sempre, una criticità singolare.
Ora, cercare la morte nella nostra nazione sta divenendo un rifugio, quasi una necessità.

Chi spara?

Spara il popolo. Spariamo noi.

La polvere da sparo è ognuno di noi perché in uno Stato di sofferenza è facile esplodere, troppo facile.
Spara lo studente esasperato dal baronato accademico, spara l’impiegato denigrato dal datore di lavoro, spara l’avvocato costretto dal corporativismo professionale, spara il medico offeso dall’assenza dei presidi necessari, spara il pensionato derubato dei sacrifici di una vita, spara la mamma abbandonata a se stessa, spara il giovane disoccupato, spara il padre licenziato, spara il magistrato disonorato ecc.

Spara il Popolo.
Spara il Popolo, si.
Spara il Popolo.

L’Italia è una Repubblica democratica ove la sovranità popolare dovrebbe essere già governo: ciò significa che un Popolo si governa.

Ma come può un Popolo che si governa uccidersi o suicidarsi?

Un Popolo che si governa è un Popolo che sceglie liberamente e se sceglie liberamente significa che è un Popolo contento e se è un Popolo contento significa che non ha motivo per cercare la morte perché è un Popolo che sceglie le misure essenziali affinché ognuno possa vivere dignitosamente.
Questo è il Popolo che si sceglie e si governa.

(Copyright 2013)

domenica 21 aprile 2013

Forse, è meglio pensare.. di Antonio Belsito





"Si dice e ci si contraddice. 

Si parla e si sparla. 

Si giudica e si considera. 

Forse, si pensa. 

Se si pensasse di più , magari, ci 

s'ingarbuglierebbe di meno e si direbbe 

meglio. 

E' nel pensare..lo "sforzo" che e' anima . 

Pensare non e' lanciare un sasso ma osservare 

quel sasso per conoscere e, forse, capire . 

        Un sasso e' tale nella sostanza.              

Eppure, quel sasso può divenire un pensare per 

dire..per parlare e per considerare.

Però..e' un sasso..

..si, e' un sasso..

..ma si può - sempre - ragionare. 

No?"


(Copyright 2013 - foto dell'autore)

martedì 9 aprile 2013

Licenziato di Antonio Belsito





"Mi giro; ti vedo.
Mi rigiro e ti rivedo.
Ci sei.
Sei lì e io ti guardo.
Forse, è coraggio.
Ma è il tuo sguardo; è quello sguardo che ricordo, quello sguardo che stringo dentro, quello sguardo..

Sono sorda.

Non sento più la tua voce; maledizione!
Tutto in un istante.
Ti sentivo..mi chiamavi..ti dicevo..mi sorridevi.
C’ero..c’eri.

Ora, chino il capo.

Sento solo l’eco dei telegiornali, la bufera della politica, il processo mediatico.
Sento la voce dei nostri piccoli annunciarti mentre giungevi dal lavoro..vedo il loro abbraccio stringente.. accarezzo il loro sorriso.
Eccoti sulla porta..eri arrivato.
Ma i tuoi occhi non sorridevano come al solito; erano opachi, erano bui, erano, forse, spenti.
Ero convinta fosse stanchezza tanta era la tua voglia di vivere.
Ricordo, ancora, quella volta che andammo in montagna; su in cima, abbracciando me e i nostri ragazzi, ci dicesti “guardate dall'alto.. cosa vedete?” e noi rispondemmo “tutto”.
Tu replicasti “ecco, tutto. Si, tutto. Pensate che io vedo tutto di voi, proprio come voi state vedendo questo tutto dalla cima”.
Era un momento di passione familiare; il tuo senso di protezione scorreva sui nostri corpi mentre sentivamo il brivido del tuo abbraccio. C’eri e c’eravamo.

Eravamo un tutt'uno.
Io, tu, Adele e Franco.

Ma in un attimo, quell'uno è divenuto solo..si, uno solo.
Ma in un attimo, quella lettera di licenziamento è divenuta la sola lettera.
Ma in un attimo, un solo attimo, uno solo..

Ora, siamo soli.
Spero, almeno tu, possa guardarci da quella cima.

Noi ci siamo.

Vogliamo essere il tuo tutto."






(Copyright 2013)