"Mi giro; ti vedo.
Mi rigiro e ti rivedo.
Ci sei.
Sei lì e io ti guardo.
Forse, è coraggio.
Ma è il tuo sguardo; è quello
sguardo che ricordo, quello sguardo che stringo dentro, quello sguardo..
Sono sorda.
Non sento più la tua voce; maledizione!
Tutto in un istante.
Ti sentivo..mi chiamavi..ti
dicevo..mi sorridevi.
C’ero..c’eri.
Ora, chino il capo.
Sento solo l’eco dei telegiornali, la bufera della politica, il processo mediatico.
Sento la voce dei nostri piccoli annunciarti
mentre giungevi dal lavoro..vedo il loro abbraccio stringente.. accarezzo il
loro sorriso.
Eccoti sulla porta..eri arrivato.
Ma i tuoi occhi non sorridevano
come al solito; erano opachi, erano bui, erano, forse, spenti.
Ero convinta fosse stanchezza tanta
era la tua voglia di vivere.
Ricordo, ancora, quella volta che
andammo in montagna; su in cima, abbracciando me e i nostri ragazzi, ci dicesti
“guardate dall'alto.. cosa vedete?” e noi rispondemmo “tutto”.
Tu replicasti “ecco, tutto. Si,
tutto. Pensate che io vedo tutto di voi, proprio come voi state vedendo questo
tutto dalla cima”.
Era un momento di passione
familiare; il tuo senso di protezione scorreva sui nostri corpi mentre sentivamo
il brivido del tuo abbraccio. C’eri e c’eravamo.
Eravamo un tutt'uno.
Io, tu, Adele e Franco.
Ma in un attimo, quell'uno è divenuto solo..si, uno solo.
Ma in un attimo, quella lettera di
licenziamento è divenuta la sola lettera.
Ma in un attimo, un solo attimo,
uno solo..
Ora, siamo soli.
Spero, almeno tu, possa guardarci
da quella cima.
Noi ci siamo.
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