martedì 26 marzo 2013

5 MAGLIONI di Antonio Belsito



Leggo la notizia e immagino la storia.
Una sceneggiatura che si dipana tra rabbia e voglia di vivere: “Ruba 5 maglioni per riparare i fratelli dal freddo”.
Verrebbe da pensare a una trama alla Lupin, foriera di destrezza e attitudine al furto, o, ancora, a una scena di Robin Hood pronto a sostenere i poveri, “sottraendo” ai ricchi.
Purtroppo, non è una sceneggiatura: magari lo fosse o lo divenisse.
E' la vera, nonché semplice, storia di una giovane - figlia di una delle tante famiglie bisognose - che, pur di mettere i fratelli al riparo dal freddo, “ruba” 5 maglioni in un negozio di cineseria.
Non ruba 5 maglioni al negozio Armani e tantomeno ruba un abbinamento scarpe, gonna, maglia, cappello, guanti, borsa.
Non ruba dei trucchi.
Ruba 5 maglioni di “scarso” valore venale ma di “necessaria” funzione sociale.
Non ruba sparando o aggredendo ma ruba nel silenzio dell’emarginazione, nell’apnea della disperazione, nella solitudine della denigrazione.
Ruba per un bisogno primario: tutelare la salute dei fratelli.
Ruba, mentre qualche “sciacallo” del nostro tempo litiga sulla governabilità del paese, sulla moralità delle laute indennità politiche, sulla necessità dei benefit.
“Un, due, tre, stella” è un gioco di tempi passati: più si riusciva a rimanere immobili e più si vinceva.
“Un, due, tre, stella”, oggi, non è più quel gioco ma il profitto di un diffuso “fare politica per se stessi”.
Gli attuali partiti, a tutti i livelli di governo territoriale, cercano, spasmodicamente, conferme attraverso “parole” di rinnovamento e di cambiamento.
Ma conferme in chi?
Forse, nella gente che non arriva alla prima settimana del mese?
Forse, nella gente suicida per bisogno, già tumulata?
Forse, nei giovani disoccupati?
Forse, negli anziani sofferenti?
Forse, negli esclusi dalle caste?
Eppure, più esponenti politici “sfrecciano” sui soldi pubblici come fossero eredità familiare ma senza operare, efficacemente, per ridare dignità all’Italia.
Scrivo “sfrecciare” perché l’Italia, oggi, è una palude e se la moltitudine vi sprofonda sempre più è perché  molti esponenti politici non hanno operato, qualitativamente e quantitativamente, in maniera proporzionata alle loro indennità; tali indennità, dovrebbero essere giustificate dal successo dell’azione politica.
Invece, la palude permane, quindi, quella palude è l’inettitudine dei più a governare il paese, a impegnare un seggio parlamentare, ad argomentare per edificare, a fronte di lauti compensi.
E’ l’insuccesso dell’attuale sistema partitico.
Chi paga?
La ragazza che ruba 5 maglioni per evitare la morte da “assideramento” dei fratelli.
L’Italia è uno Stato Sociale (art. 38 Costituzione) che assicura la pari Dignità attraverso l’indissolubile principio di Solidarietà (artt. 2 e 3 Costituzione), garantendo i Livelli Essenziali dei Diritti Civili e Sociali (art. 117 Costituzione), anche per mezzo del Lavoro (art. 1 Costituzione).
L’Italia è una Repubblica Democratica, fondata sul Lavoro, in cui il Popolo è Sovrano (art. 1 Costituzione).
Questa è l’Italia da rappresentare e da governare.
Questa è l’Italia da pretendere.
Questa è l’Italia di Vite che non sono giochi ma esistenze.
Questa è dignitosa responsabilità.

(Copyright 2013)

Nessun commento:

Posta un commento