Leggo la notizia e immagino la
storia.
Una sceneggiatura che si dipana tra
rabbia e voglia di vivere: “Ruba 5 maglioni per riparare i fratelli dal freddo”.
Verrebbe da pensare a una trama alla
Lupin, foriera di destrezza e attitudine al furto, o, ancora, a una scena di
Robin Hood pronto a sostenere i poveri, “sottraendo” ai ricchi.
Purtroppo, non è una sceneggiatura: magari
lo fosse o lo divenisse.
E' la vera, nonché semplice,
storia di una giovane - figlia di una delle tante famiglie bisognose - che, pur di mettere
i fratelli al riparo dal freddo, “ruba” 5 maglioni in un negozio di cineseria.
Non ruba 5 maglioni al negozio Armani
e tantomeno ruba un abbinamento scarpe, gonna, maglia, cappello, guanti, borsa.
Non ruba dei trucchi.
Ruba 5 maglioni di “scarso” valore
venale ma di “necessaria” funzione sociale.
Non ruba sparando o aggredendo ma
ruba nel silenzio dell’emarginazione, nell’apnea della disperazione, nella
solitudine della denigrazione.
Ruba per un bisogno primario:
tutelare la salute dei fratelli.
Ruba, mentre qualche “sciacallo” del
nostro tempo litiga sulla governabilità del paese, sulla moralità delle laute
indennità politiche, sulla necessità dei benefit.
“Un, due, tre, stella” è un gioco di
tempi passati: più si riusciva a rimanere immobili e più si vinceva.
“Un, due, tre, stella”, oggi, non è
più quel gioco ma il profitto di un diffuso “fare politica per se stessi”.
Gli attuali partiti, a tutti i
livelli di governo territoriale, cercano, spasmodicamente, conferme attraverso “parole”
di rinnovamento e di cambiamento.
Ma conferme in chi?
Forse, nella gente che non arriva
alla prima settimana del mese?
Forse, nella gente suicida per
bisogno, già tumulata?
Forse, nei giovani disoccupati?
Forse, negli anziani sofferenti?
Forse, negli esclusi dalle caste?
Eppure, più esponenti politici “sfrecciano”
sui soldi pubblici come fossero eredità familiare ma senza operare, efficacemente,
per ridare dignità all’Italia.
Scrivo “sfrecciare” perché l’Italia,
oggi, è una palude e se la moltitudine vi sprofonda sempre più è perché molti esponenti politici non hanno operato, qualitativamente e
quantitativamente, in maniera proporzionata alle loro indennità; tali
indennità, dovrebbero essere giustificate dal successo dell’azione
politica.
Invece, la palude permane, quindi, quella
palude è l’inettitudine dei più a governare il paese, a impegnare un seggio
parlamentare, ad argomentare per edificare, a fronte di lauti compensi.
E’ l’insuccesso dell’attuale sistema
partitico.
Chi paga?
La ragazza che ruba 5 maglioni per
evitare la morte da “assideramento” dei fratelli.
L’Italia è uno Stato Sociale (art. 38
Costituzione) che assicura la pari Dignità attraverso l’indissolubile principio
di Solidarietà (artt. 2 e 3 Costituzione), garantendo i Livelli Essenziali dei
Diritti Civili e Sociali (art. 117 Costituzione), anche per mezzo del Lavoro
(art. 1 Costituzione).
L’Italia è una Repubblica Democratica,
fondata sul Lavoro, in cui il Popolo è Sovrano (art. 1 Costituzione).
Questa è l’Italia da rappresentare e
da governare.
Questa è l’Italia da pretendere.
Questa è l’Italia di Vite che non
sono giochi ma esistenze.
Questa è dignitosa responsabilità.
(Copyright 2013)
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