Sono briciole di pane che lascio
cadere a terra per i piccioni e per le formiche.
Non si butta il pane.
E’ quel pane che, dopo giorni, s’indurisce
come fosse pietra.
Bagnato, si sgretola e si lascia
gustare.
Le formiche e i piccioni sembrano
fare a gara per accaparrarsi ogni singola briciola: le formiche sono in fila - l’una
dietro l’altra - come fossero una catena di montaggio, mentre i piccioni
atterrano come fossero aerei e beccano.
E’ una vecchia terrazza e il
pavimento sembra un sentiero sterrato; la casa è di quelle in pietra e, tra uno
spazio e l’altro, i ragni vi fanno nidi e ragnatele.
La stessa casa sembra reggersi a
stento in cima a una collina spoglia come fosse arsa dal fuoco.
La porta d’ingresso è di legno e
presenta degli spifferi; sento il vento suonare.
“Chi è?” - dice mio nonno.
Non sente bene e ogni fischio di
vento sembra sia il campanello.
“Nonno è solo il vento” – rispondo.
“Ah..solo il vento” – sussurra.
Sorrido e, mentre sto per dirigermi
in cucina, mi grida: “bagna il pane e vai in terrazza..aspettano piccioni e
formiche”.
“Già fatto nonno” - dico.
Abbassa lo sguardo, toglie il
cappello – vecchio vent’anni – dalla testa e prende fiato: “prima o poi
arriverà..si..suonerà il campanello..e mi troverà felice di aver accarezzato la
vita”
(Copyright 2013)
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