Perché sono sempre luce nei momenti più bui.
Perché quando tutto sembra perduto, riescono a recuperare –
anche - nella disperazione.
Perché, in fondo, hanno una forza in più in quei momenti, un
passo in più, una mano in più.
Sono i SOCCORRITORI.
Sono coloro che, volontari o professionisti, si adoperano - in
condizioni estreme - per salvare la
vita.
Terremoti, esondazioni, slavine, eruzioni, frane, crolli e ogni
accadimento naturale e/o umano che minaccia la vita di individui non sono
ostacoli per tante gambe e tante braccia e tanti occhi che cercano un rimedio
alla catastrofe nella catastrofe.
Non hanno corpi di acciaio, non hanno il dono
dell’immortalità, non sono invincibili ma ci sono sempre e comunque.
Con o senza le loro divise, con o senza i loro strumenti,
accorrono nei momenti più drammatici senza tentennare.
Sono estremi come estreme sono le condizioni nelle quali
operano perché non hanno paura della vita, bensì cercano di sottrarre alla
morte.
Hanno famiglie che lasciano a casa: un bacio alla moglie o
al marito, un “ci vediamo tra qualche giorno…in gamba, eh!” ai figli, un sms
alla ragazza/o “amo, vado…torno presto”, una pacca sulla spalla ai genitori,
magari accompagnata da parole rassicuranti “...e dai non fate quella
faccia...festeggeremo al ritorno”.
Poche telefonate dalle centrali operative, uno zaino
impugnato correndo e sono già per strada.
Senza preoccupazioni per loro ma con la grande premura di
raggiungere chi è come loro e sta soffrendo.
Soffrono perché non sono macchine, soffrono perché sono
padri, madri, figli, nonni.
Soffrono e ci sono. Non mancano mai all'appello.
Partono ma non a testa bassa, bensì a testa alta, a pugni
stretti, con la fierezza sulla bocca e negli occhi.
La paura delle situazioni estreme altro non è che il
coraggio di non farcela a essere aiuto, ausilio.
Si parte perché non ci sono limiti. Perché ci sono UOMINI.
Tormente di neve, piogge torrenziali, gelo permanente,
grandine come pietre o sole cocente.
Hanno, in corpo, la semplicità di essere che è la più
robusta corazza.
Hanno, in corpo, l’umiltà di riconoscersi che è il più
robusto elmo.
Hanno ciò che sono.
E combattono affinché, anche all'ultimo respiro, si possa
donare la dignità.
Non sono gli UOMINI che aspettano il grazie ma sono UOMINI di GRAZIA.
(Copyright2017)