domenica 17 marzo 2013

FRANCESCO . . di Antonio Belsito





FRANCESCO, un nome semplice, privo di complessità.
FRANCESCO, una dizione scorrevole.
FRANCESCO che, sotto le stelle ancora lambite dalla fumata bianca, compare più bianco della fumata, in tutta la sua semplicità: “Buonasera”.
FRANCESCO che, sui tessuti bianchi, porta una Croce “misera”.

E’ FRANCESCO.

Uno sguardo sorpreso dall’immensità di una piazza colorata dall’attesa;
uno sguardo sorpreso dalla luminosità di una piazza che ne grida la presenza;
uno sguardo imbarazzato dall’intensità delle voci che acclamano una Chiesa.
Uno sguardo che giunge “dalla fine del mondo”.

FRANCESCO abbraccia e benedice come fosse nella sua parrocchia, eseguendo Padre Nostro e Ave Maria come inno di forza, come ricerca d’ausilio.

Quella semplice Croce è lì, sulla “veste” bianca.

Segue l’incipit del perdono quale ringraziamento ai cardinali/elettori: “..che Dio vi perdoni..” .       

Inizia la quotidianità quale passo di vita.

FRANCESCO è lì, solo, pronto a pagare il conto del pernottamento, pronto a ricordare quelle notti precedenti la sorpresa divina; Dio, nell’immagine di Gesù, è essenza/essenziale.
FRANCESCO, all’alba del giorno dopo, è uno dei tanti che Gesù rincorre per abbracciare.

FRANCESCO è un nome semplice ma gravoso; un Santo, San Francesco che, pur vivendo nella povertà, affrontava la selva e nella selva accarezzava i lupi così come le colombe.
FRANCESCO era un Santo che cercava la ricchezza nell’anima, accarezzando il cuore.

Forse, è giunto il momento.
Forse, sarà, finalmente, insegnamento.
Quella Croce è lì, nella sua drammatica semplicità, su un “drappo” bianco; quella Croce è già un contrasto divino.

Quella è la Croce.
Quello è il senso dell’abito talare.

(Copyright 2012)


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