mercoledì 21 dicembre 2016

Catturami in silenzio...di Antonio Belsito




Catturami in silenzio
senza dirmi
e strappami l’anima,
sussurrando.
Culla ogni carezza
senza distrarre il momento.
Strapazzami di tutto ciò che senti
e non privarti.


Il tempo è l’intensità di non perdersi. 

(Copyright2016)

venerdì 2 dicembre 2016

Anas, il clown siriano che faceva ridere i bambini. . . di Antonio Belsito




Anas era il nome di un giovane siriano di anni 24 che, ad Aleppo - tra le bombe della Siria, cercava di donare sorrisi ai bambini.

Anas aveva scelto di non scappare da quel cimitero di guerra perché componente dell'Associazione "Space for Hope" ("Spazio per la speranza"); tale Associazione, proprio ad Aleppo e nonostante i bombardamenti continui, ha scelto di promuovere iniziative di sorridente speranza a favore di tutti quei bambini a cui la guerra ha promesso di regalare, quotidianamente, la morte.

Parruccone arancione, cappello giallo e naso rosso sbucavano, quotidianamente, da una coltre di fumo innalzatasi per i bombardamenti assidui: Anas aveva scelto di sbucare da quella coltre di fumo per sorprendere il grigiore cupo della guerra e, così, rendere un momento di colorato sorriso.
Il “clown”, proprio mentre la guerra disseminava morte e fughe e l’aria era un composto di polvere e detriti, si aggirava per la città alla ricerca di quei bambini assordati e feriti dagli spari e dalle deflagrazioni, sfidando – col suo naso rosso - la morte imposta e la paura provocata.
Il rosso diventava un gioco di sorrisi al fine di allontanare quei fanciulli dal rosso più tragico: il sangue “schizzato” come fango sui loro volti o il sangue di un genitore riverso a terra col cranio frantumato o di una sorellina vestita di sangue e senza arti in ragione di bombardamenti ritenuti necessari.

L’uomo non può scappare dall'uomo, bensì l’uomo deve ritrovare l’altro uomo.

Non è una pallottola che fora una tempia o una bomba che squarcia corpi a educare bambini innocenti e indifesi che, con uno straccio di giocattolo tra le mani tremanti, si rincorrono tra detriti e brandelli di carne.

Un naso rosso cercava il coraggio della fanciullezza e il coraggio della fanciullezza trovava un naso rosso.

E si sorrideva in pace.

Ora, il naso rosso di Anas è rotolato a terra; il parruccone arancione è diventato rosso di sangue; del cappello giallo, brandelli hanno colorato l’aria.
Perché non si può vivere nel terrore della morte o nella paura del bisogno o nella vergogna del disagio.

Anas si aggirava tra le bombe con un naso rosso…ed è morto.

Chi sono i potenti e chi sono i deboli?
Bisogna rispettare, vergognandosi, l’animo indifeso di un sorriso autentico che, mentre corre, è squarciato dal piombo della disumanità.

P.S. La guerra non è solo quella dei proiettili e delle bombe ma anche quella del bisogno indotto e dei soprusi quotidiani. Corrotti, conniventi, perbenisti.     


(Copyright2016)