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giovedì 28 luglio 2016

Canzone d'Amore di Antonio Belsito

In questo cielo vestito a colori
in un sogno di giorni migliori
i tuoi occhi nei miei occhi
mi sconquassano di pensieri
e già sembra ieri
quando l’autunno sfiorava i tuoi capelli
e le foglie lambivano i nostri cervelli
e i tuoi seni attraversati dalla brezza
abbracciavano ogni mia carezza.
Infiniti piaceri sul mare
i desideri iniziavano a remare
e la tua mano entusiasta di cercare
mi raccontava il candore.
In questa stanza chiusi a pensare
che fuori, forse, potrebbe essere un giorno migliore
col profumo di una pozzanghera
perché, comunque, si deve inciampare 
per sentire il bisogno d’amore
e le ore di abbracci silenti
e nelle more guerre tra santi
in questo mondo che, spesso, gira al contrario
il tuo sguardo e’ il mio santuario.
Tra queste stelle che sanno di mare
- Noi - divertiti a nuotare
e le nostre braccia tese a incrociare
quel desiderio
che la luna induce a cercare
perchè si può un mondo migliore
perchè si deve un mondo migliore
basta solo fermarsi a guardare
un bambino che inizia a giocare.

(Copyright2016)

venerdì 27 maggio 2016

...mentre io ti sfioro la mano di Antonio Belsito




"E dimmi quanto può sembrare vero

ché non si placa il pensiero,
incessante non può tacere
ché i tuoi occhi sono dovere.
Copriti il cuore affinché io non lo veda
ma lo senta
ché l'intensità non mi spaventa.
E' un ricordo che arriva lontano,
mentre io ti sfioro la mano..."
(Copyright2016)

martedì 20 ottobre 2015

Distorsione di uno stato d'animo Scordato... di Antonio Belsito



"Sono giorni in cui non ci si sente accordati...sì, non si è in accordo...sono quelle giornate uggiose in cui il grigio sembra volgere verso la luce del sole...eppure, non accade...rimane un grigio che è stasi, fors'anche un po' malinconia. Sono giorni in cui si sta davanti alla finestra in attesa..."


N.B. L'arrangiamento musicale è volutamente distorto, quasi scordato, al fine di riprodurre il descritto stato d'animo.



(Copyright2015)

lunedì 21 settembre 2015

Che tanto tutto va e tutto torna, forse. . . di Antonio Belsito



"Chè tanto tutto va e tutto torna
chè ci si ferma e poi si riparte, 
a volte,
chè, altre volte, si rimane lì
troppo se si è sensibili
troppo poco se si è insensibili 
chè si conta il tempo
come se si dovesse controllare il tempo di cottura
chè si cuoce appresso 
e si cuoce di meno da soli
chè tutti non significa tutto
chè tutto, spesso, è il resto,
l'oltre,
chè così è
e chè così potrebbe anche non essere
chè ci si divora 
e, poi, ci si ritrova
e se non ci si ritrova...
Beh!
Chè essere potrebbe, davvero, essere
e che, a volte, non basta 
perchè la verità non sembra libertà
che, però, la libertà è non tartassare
di pensieri il pensiero
facendo dell'esistenza uno scolapasta...
...chè tutto va e tutto viene
come se essere scontati
sia ciò che di più facile possa avvenire
per essere normali 
che, poi, essere normali
non è una crostata alla marmellata
chè il palato, a volte, non è tale
e, altre volte, bisogna ricominciare.
Ché tanto tutto va e tutto torna,
forse..."
(Copyright2015)

domenica 13 ottobre 2013

CI CALANO LE BRAGHE!! di Antonio Belsito






ITALIA - 200 anni fa.

Giuseppe Verdi scriveva le note di un’ITALIA trionfante: un’ITALIA in preda all’orgoglio di riuscire a essere PATRIA perché i CITTADINI (rectius: gli ITALIANI) c’erano e si facevano sentire.
Erano gli ITALIANI del Risorgimento, erano gli ITALIANI della Rinascita.
Erano gli ITALIANI che sapevano guardarsi negli occhi con la benevola rabbia di sentirsi tutti partecipi di un cambiamento migliorativo.
Erano quegli ITALIANI che non riuscivano a stare fermi, guardando gli altri operare per la PATRIA.
Era la PATRIA.

Si, PATRIA.

Era il senso delle esistenze che contribuivano, ciascuna secondo il proprio specifico apporto, a sentirsi TUTTI ITALIANI in un’UNICA ITALIA.
Era il senso del DOVERE e la delicatezza dell’ONORE.
Era un sentirsi UOMINI e come tali un essere TUTTI PER TUTTI.
Si remava nella stessa direzione: ci si accaniva a prendere i remi in mano senza risparmiarsi perché su quella barca si era INSIEME e il mare si affrontava INSIEME.
INSIEME.

“VA PENSIERO..”.

L’energia di quelle note rendeva la “coraggiosa forza” di essere soggetto, predicato e complemento: TUTTI SIAMO TUTTO.

Oggi, neanche il pensiero permane.

E’ un turbinio d’istintività che alimenta il naufragio: quei remi restano in balia delle onde senza più una mano a volerne la direzione.
Si abbandonano i remi per cercare le scialuppe; si sa che abbandonando i remi servono le scialuppe.
Ma perché abbandonare i remi?
Perché si è comandanti di una nave per stemma araldico, per manna dal cielo, per incoronazione lobbistica, per battesimo ma non per competenza.
E’ bello fregiarsi dei gradi di comandante in un mare sereno.
E’, altrettanto, bello sgusciare ostriche col sole in poppa.
Ma il timone (i remi) ?
Bè…basta avere garanzia della scialuppa per disinteressarsene.

Il resto non conta.

Eppure, quel resto è un POPOLO: sono uomini e donne, bambini e bambine, anziani e anziane, vecchi e vecchie, animali.
Eppure, quel POPOLO ha combattuto due guerre, resistito a soprusi, affrontato regimi per essere UNITA’.
Eppure, se oggi “qualcuno” bivacca è perché molti di quel POPOLO sono morti per la FIEREZZA di poter gridare:

ITALIA!

Appartenevano a quel POPOLO coloro che hanno dato (o donato) una SPINA DORSALE all’ITALIA, insegnando che anche su una semplice carta si può scrivere il destino di un POPOLO di PATRIA: la COSTITUZIONE.
Perché la COSTITUZIONE?
Perché si erano IMMOLATE VITE per combattere i soprusi: mamme nel nero di un pianto disperato, mogli con prole come fossero cuccioli abbandonati, sorelle in attesa di ritorni mai avvenuti.
La COSTITUZIONE è il suggello di quel SIAMO TUTTI POPOLO che , oggi, viene sbandierato come DEMOCRAZIA.

TUTTI ERANO TUTTI. TUTTI.
LAVORO, UGUAGLIANZA, SOLIDARIETA’, DIGNITA’.

La COSTITUZIONE è il suggello del “BASTA PIU’ SOPRUSI!!”.
Era quello il POPOLO che esportava modi di essere e di operare (Know How o made in Italy) in tutto il mondo: dalla telefonia all’informatica, dall’abbigliamento all’automobilismo, dalla ristorazione all’artigianato, dalle siderurgia alla metallurgia, dal’agricoltura al turismo, dall’istruzione all’arte.

Era DEMOCRAZIA.

Oggi i partiti “inciuciano”, i politici “ciucciano”, le balie spariscono.

C’era un tempo in cui anche le ideologie in antitesi  si ritrovavano per sostenere l’ITALIA, a prescindere dal colore o dal colorante.
C’era un tempo in cui gli antagonisti si stringevano le mani per suffragare una RAGIONE: l’INTERESSE PUBBLICO.
C’era un tempo in cui, pur di rendere agi i disagi, i RAPPRESENTANTI DEL POPOLO si riunivano in una locanda perché appartenevano a TUTTI, senza relegarsi nelle stanze del potere per i pochi.
C’era un tempo in cui la LEGGE significava CERTEZZA di un RISPETTO CIVILE.
C’era un tempo in cui la GIUSTIZIA era garanzia di quel RISPETTO CIVILE.
C’era un tempo in cui l’ESECUTIVO (nella sua accezione di governo in senso ampio, esercitato attraverso istanze politiche che erano istanze di tutta la GENTE) era lo specchio del POPOLO.

C’era un tempo.

Oggi, c’è sempre tempo per calarsi le braghe.
Infatti, gridano che:
-          - la COSTITUZIONE va “rottamata”;
-          - la LEGGE va usurpata a tutela dei più forti;
-          - il LAVORO (inteso quale occupazione) va “elemosinato”;
-          - le PENSIONI dei più deboli vanno cancellate;
-          - i rimborsi elettorali e i vitalizi vanno incrementati;
-          - i DISAGIATI vanno “ghettizzati”;
-          - i GIOVANI vanno “comprati”;
-          - i LAVORATORI vanno minacciati.

Il POPOLO va soggiogato col bisogno e non accolto nel DIRITTO.

Ma loro chi sono?
Sono coloro che ci calano le braghe .


VA PENSIERO.     




(Copyright 2013)

mercoledì 28 novembre 2012

- ROSA - di Antonio Belsito








Cosa vuoi che sia un colore?
E’ una carezza d’immagini, un soffio di pensieri, un ricordo..
E’ un palpito di fantasia, una sorpresa di magia, un magone di..

Cosa vuoi che sia un colore?
E’ la gioia di un gioco, la rima di una musica,
 la sfumatura di un istante..
E’ un senso, forse anche un verso, una direzione.

Cosa vuoi che sia un colore?
Se fosse rosso, blu o giallo..
..ma anche se fosse nero, grigio o verde.

Cosa vuoi che sia un colore..
E’ la luce di un sorriso, la dolcezza di uno sguardo,
 il palpito di un’anima..
E’ uno/uno di noi/e noi/ siamo/ quell'uno.


- Ti senti? Toccati.. -


Cosa vuoi che sia un colore?

E’ rosa.

E’ un rosa.

E’ un colore.


Cosa vuoi che sia.. un colore..







(Copyright 2013)

giovedì 22 novembre 2012

..che bella sarebbe la “nostra” Italia.. di Antonio Belsito



..contestazioni..semplici contestazioni..cioè manifestazioni di pensieri, riflessioni..d’altronde è la nostra Costituzione a suggellare il diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero perché in una democrazia – ove il popolo è (o dovrebbe essere) cardine di governo – manifestare liberamente il proprio pensiero significa “dire  e dirsi” cioè instaurare quel contraddittorio tra persone che è civile confronto per “amministrare”, costruttivamente, la “nostra” Italia.

..contestazioni..semplici contestazioni..come espressione di quella libertà di manifestare che è corollario del diritto di essere, di esistere e di autodeterminarsi, rispettando le regole che disciplinano il civile vivere comune.

..contestazioni..semplici contestazioni..come il dovere dei rappresentanti politici di ascoltare un popolo così come un cittadino poichè, nonostante il “porcellum” abbia rimesso ai partiti la scelta degli eleggibili/candidati, un partito è pur sempre una collettività di persone - all'interno della comunità/Stato -  che deve attenersi alle regole "interne" della nazione e solo, subordinatamente, fissare le proprie.

..contestazioni..semplici contestazioni..come la facoltà di quei partiti ed esponenti di “tapparsi le orecchie, chiudersi gli occhi e tapparsi la bocca” al cospetto di una legittima/civile contestazione di un operato "politico" difforme dall’interesse generale, da quell’idem sentire che è un popolo, nonchè una nazione.

..contestazioni..semplici contestazioni..come il potere/potestà di quei “governanti” di ordinare “barricate” ad altri semplici cittadini, costituenti le forze dell’ordine, affinchè quelle grida disperate non giungano “sotto le loro poltrone o i loro divani”.

..contestazioni..semplici contestazioni..come l’astensione di quei “governanti” che - invece di ascoltare gli altri “se stessi” quali cittadini di pari dignità sociale - pensano bene di ignorare il prossimo, frapponendo caschi/manganelli e  rimettendo al “popolo minuto” una soluzione “coattiva” che è il diritto/potere del “governante” di non dover rispondere se non a se stesso.

..contestazioni..semplici contestazioni..se la risposta al disagio popolare diviene una semplice conferenza stampa veicolata dallo schermo come fosse la soluzione contingente per continuare a non sentire.

..sono contestazioni..sono solo semplici contestazioni..se il popolo grida disperato per quel diritto di manifestare liberamente il proprio essere “manganellato” perché non è quel padre di famiglia o quella madre di famiglia che indossa un casco e una divisa, che porta una pistola e delle manette, che impugna uno scudo e un manganello a dover/poter ascoltare un popolo “costituzionalmente e ragionevolmente inferocito" e non è il popolo “costituzionalmente e ragionevolmente inferocito" a poter/voler respingere quei passi incessanti da ordine pubblico, bensì è proprio quel “rappresentante/governante” a dover, semplicemente, ascoltare per meglio rappresentare e tutti insieme costruire (più che ordinare, barricarsi e barricare).

-         PAUSA DI RIFLESSIONE  -


                                                                                       ..che bella sarebbe la nostra Italia.

-          

                                                                                                          -FINE-  

(Copyright 2012)